Il terremoto di Santa Lucia raccontato dal geologo Francesco Farfaglio

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STORIA

Il terremoto di Santa Lucia raccontato dal geologo francofontese Francesco Farfaglio

Farfaglio Geologo

Il 13 dicembre è stato ricordato, ieri, non solo per la festa di Santa Lucia, ma anche per il 28° anniversario del terremoto. Noi, a tal proposito, abbiamo parlato con il geologo Francesco Farfaglio per ricordare quell’evento.

Il terremoto del dicembre 1990

“Il terremoto di Santa Lucia è stato un evento sismico verificatosi alle ore 01:24 del 13 dicembre 1990 e che ha interessato un’ampia area della Sicilia sud-orientale; in particolare tra i Comuni di Francofonte, Lentini, Carlentini, Augusta, Melilli più altri Comuni della zona sud di Siracusa”: commenta così il geologo francofontese Francesco Farfaglio quando introduce il terremoto del 1990.

Una foto della chiesa Madre

La chiesa Madre all’epoca danneggiata dal terremoto

“L’evento – prosegue – dura circa 45 interminabili secondi. Secondo il parere dell’INGV, ha avuto come epicentro un’area situata a largo del comune di Augusta con una Magnitudo di  5.6”.

Continua il dottor Farfaglio: “nei giorni successivi si sono verificate ulteriori scosse di assestamento. Tra queste ricordiamo del pomeriggio di domenica 16 dicembre e che, fortunatamente non ha arrecato danni alla popolazione”.

Le conseguenze del terremoto a Francofonte

“Il terremoto di Santa Lucia non è stato un evento violento, in termini di magnitudo. Tuttavia, per fenomeni di effetti di sito e altri fattori ha causato danni ai centri urbani e cosa peggiore, la morte di alcune persone nel comune di Carlentini; mentre a Francofonte c’è stata una sola vittima”: spiega il geologo quando racconta i danni causati dal terremoto.

“I maggiori danni a Francofonte sono stati riportati sulle costruzioni poggianti sui terreni costituiti dalle alternanze calcarenitico sabbioso argillosa e le alternanze argilloso sabbioso calcarenitico. Dunque si tratta di danni causati da ciò che, in termini tecnici, si definiscono come ‘fenomeni di amplificazione del moto del suolo’”.

“Sulle costruzioni adagiate su ammassi rocciosi omogenei e compatti non vi sono stati particolari danni, eccetto per la Chiesa Madre o per edifici di antica costruzione”: spiega ancora.

“La cosa che più mi ha colpito di quei giorni sono state le numerose teorie che si sono diffuse tra la popolazione riguardanti  il terremoto; per esempio il fatto di attribuire l’evento sismico alla giornata particolarmente calda”: ricorda ripensando a quei giorni.

Per quanto riguarda invece le modalità di propagazione delle onde sismiche (e dei relativi danni che causano) ci spiega: “un terremoto si manifesta con una serie di onde elastiche che si differenziano in onde P (PRIME) onde S (SECONDE)”.

“Le onde p (chiamate anche onde longitudinali) arrivano per prima; mentre successivamente seguono le onde S (dette anche onde di Taglio). Le onde s, in particolare, sono quelle che hanno causato i danni maggiori alle costruzioni, in quanto si muovono in maniera trasversale alla direzione di propagazione”.

Uno scatto di Francofonte

Francofonte

I giorni seguenti al terremoto

Il geologo prosegue ancora nel suo racconto, illustrando la situazione drammatica vissuta da alcune famiglie del territorio francofontese. “Nei giorni successivi la Protezione Civile ha provveduto all’immediata sistemazione di alcune famiglie le cui costruzioni risultavano danneggiate – ci spiega. All’epoca furono messi a disposizione dei containers collocati in prossimità dello stadio comunale. Purtroppo alcune di queste famiglie sono rimaste lì anche per parecchi anni, fino a quando sono state ripristinate le loro abitazioni”: conclude Farfaglio.

Il terremoto di Santa Lucia raccontato dal geologo francofontese Francesco Farfaglio ultima modifica: 2018-12-14T17:55:27+01:00 da Cristina Scevola

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