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CULTURA

“Virdimura”, la prima ‘dutturissa’

Virdimura

Il giardino di palazzo Gravina Cruyllas ha ospitato, il 27 luglio, la presentazione del volume “Virdimura”, di Simona Lo Iacono.

“Virdimura”, i protagonisti della presentazione

Nell’incantevole giardino di palazzo Gravina Cruyllas, reso ancora più suggestivo dall’allestimento creato ad hoc per l’occasione, si è tenuta la presentazione del volume di “Virdimura”, di Simona Lo Iacono. Magistrato presso la corte d’appello di Catania- sez. Famiglia e minori, la dott.ssa Lo Iacono è autrice e candidata a premi letterari importanti, come il premio Strega.

A portare i saluti è stata il vice sindaco di Francofonte, la dott.ssa Floreana Schepis. A moderare l’incontro è stata l’assessore alla cultura, l’avv. Vanessa Impeduglia. Presenti, oltre alla stessa autrice, anche il dott. Carmelo Gaudioso, geologo e attento conoscitore della storia di Francofonte; il regista, cantautore e polistrumentista Guglielmo Panebianco che ha reso ancora più magica la serata con i brani di Rosa Balistreri e la grandissima attrice Lucia Sardo , talentuosa e immensa, che ha letto alcune delle pagine del volume.

Virdimura Schepis
Fonte foto: Cristina Scevola

La presentazione è stata fortemente voluta dall’assessore alla cultura, l’avv. Impeduglia, che ha detto, “è una storia che ha molte similitudini con ciò che oggi combattiamo. E’ vero che a livello legislativo abbiamo tantissimi diritti, però è anche vero che nei fatti spesso ancora dobbiamo dimostrare che siamo forti tanto quanto gli uomini. La serata è dedicata alla parità e a quel modello di donne che è importante seguire. Si cammina insieme, senza scavalcare, ed è questo il messaggio che vogliamo comunicare”.

“Virdimura”, il volume

La storia è incentrata nel 1300. “All’inizio della storia Virdimura viene alla luce, ma la madre muore. Viene al mondo come una diversa perchè non ha potuto attingere alla purificazione del parto”, ha raccontato l’autrice.

“Tra l’altro è figlia di un medico che insegna alla figlia a vedere nel corpo del malato un corpo in cui parlare con Dio e che la fragilità è la nostra forza, e che il percorso di guarigione non è tanto un risultato da assicurare, ma un viaggio nel mistero umano, immettendola anche nell’ambito della ricerca scientifica”.

“Uria insegna alla figlia cosa significa amare il corpo e curare l’anima, andando così fuori dagli schemi imposti dalla società”, ha sottolineato invece l’assessore Impeduglia.

Virdimura Volume
Fonte foto: Cristina Scevola

“Virdimura era sposata con Pasquale. Entrambi figli di due amici, il padre lo forma con l’idea che la disabilità psichica non era un limite ma un linguaggio privilegiato. E così come Uria istruisce Virdimura a immettersi in una concezione della medicina diversa da quella che veniva pratica a quel tempo, Pasquale viene educato con l’idea di uomo che non deve perdere la propria umanità”, ha spiegato l’autrice.

“Tra gli strumenti conservati nella valigia di Pasquale e di Uria c’era uno strumento per fare le bolle di sapone, proprio per ricordare al malato come la bolla perde la corporeità ma non la bellezza”, ha sottolineato.

“Per una intera vita si è prestata alla cura dell’altro subendo ogni genere di persecuzione. Chiede la licenza non per ambizione e lo fa per le sue studentesse. Lo fa perchè ottenere questo riscontro significa avere una strada. Virdimura si consegna a questo esame molto rigoroso e alla possibilità di essere scartata per la possibilità di avere una strada”, ha ribadito ancora l’autrice.

A prendere la parola alla fine è stata l’assessore Impeduglia che ha detto, “Bisogna portare avanti i nostri valori, ci sono donne come Virdimura che hanno combattuto per ciò che hanno creduto salvandosi con la loro arte. Apparentemente sembrava impossibile emergere da questa rete ma niente è impossibile”.

E poi ha terminato leggendo uno stralcio del volume, “Se anche ti porteranno a giudizio, offri rispetto ai giudici ma non patteggiare. Ad ogni interrogazione rispondi sempre: ‘Non sentite lo grido degli ultimi che sale dalla terra?’”

“Virdimura”, la prima ‘dutturissa’ ultima modifica: 2024-08-01T06:53:19+02:00 da Cristina Scevola

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