Da Francofonte al seminario: la storia di Jack Ferrera

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INTERVISTE STORIE

Da Francofonte al seminario di Noto: la storia di Jack Ferrera

Jack Ferrera

Ci sono storie che vale la gioia leggere e raccontare. Storie che ci ricordano dell’importanza della fede. Nella nostra intervista, abbiamo voluto raccontare la vocazione attraverso le parole di Jack Ferrera, 26enne seminarista trasferitosi presso la Diocesi di Noto.

Allora Jack, racconta un po’ della tua vita prima dell’ingresso al Seminario…

“Ho trascorso un’infanzia come tutti i bambini. Da piccolo ero abbastanza vivace, ma fin da piccolo mi piaceva andare in chiesa. All’epoca andavo alla chiesa dell’Angelo, guidata da padre Siena, perchè la chiesa Madre era ancora chiusa. Ho fatto il liceo artistico a Lentini, poi un corso di Cake Designer, ho svolto Servizio Civile presso il II° Istituto Comprensivo “Dante Alighieri” e ho fatto corsi di Direzione e Coro. Sono stato responsabile del settore logico della Protezione Civile”.

Jack Ferrera

Jack Ferrera

Dunque Jack, quando è arrivata la vocazione?

“Penso che ci sia sempre stata. Da piccolo andavo tutti i giorni in chiesa, mi piaceva leggere i libri e le storie dei vari santi e disegnarli. Mi ha sempre colpito l’arte sacra, come affreschi e immagini sacre, le icone, con la loro simbologia…insomma, fin da piccolo ho capito che c’era un qualcosa, ma non è stato coltivato perchè lo ritenevo semplicemente devozione. Poi, tutto è partito sei anni fa, con l’arrivo di padre Paolo a San Francesco. Il primo anno, in occasione della festa di San Francesco fece una settimana di evangelizzazione con delle consacrate missionarie per le strade, per le scuole e per le case. Padre Paolo mi chiese di dar loro una mano. Accompagnandole, mi si è accesa qualcosa dentro. Fu una sensazione strana, specie quando il sabato sera abbiamo fatto una adorazione eucaristica all’aperto con tanti giovani e lì ho sentito realmente Gesù toccarmi il cuore, ho percepito il suo amore, e i dubbi che avevo…svaniti nel nulla. Da quella sera ho avuto la conferma che quella era la strada giusta, ma non è stato facile parlarne alla mia famiglia. L’ho tenuto nascosto un anno e mezzo, ma poi la chiamata è stata netta, anche perchè ho fatto dei campi vocazionali e delle missioni. Anche padre Paolo mi ha aiutato molto a prendere il coraggio di dire ‘sì’ con tutto ciò che ne sarebbe conseguito. All’epoca stavo frequentando una ragazza, ma non mi sentivo del tutto appagato. Quel senso di vuoto lo sentivo appagato quando andavo in chiesa e mi mettevo a servizio. Un’ altra conferma mi arrivò dal propedeutico. Il mio Rettore mi mandò a fare servizio con un gruppo di volontari aretusei nelle periferie di Siracusa. Parlando e aiutando i senzatetto ho realmente incontrato Cristo”.

Volontari protezione civile

Insieme ai volontari della Protezione Civile

Allora Jack, come hanno reagito la famiglia e gli amici?

“Mia mamma non lo ha saputo tramite me, ma attraverso padre Paolo. Infatti l’avevo invitato apposta a pranzo. All’epoca avevo vinto un bando per lavorare a Francofonte e lì per lì mia madre ci rimase male perchè mi sarei dovuto trasferire nuovamente. Avevo chiesto a padre Paolo di accennarle qualcosa, e mentre lei stava lavando i piatti, in modo naturale, le comunicò la notizia. Mia mamma un po’ immaginava questa scelta e non mi ha mai contrastato. Paolo, il suo compagno, è rimasto molto contento. Anche la mia famiglia non è rimasta sorpresa. Avevo paura di parlare con loro perchè sono l’unico nipote maschio. Mio nonno addirittura mi disse ‘ci hai perso anche tempo!’. I miei amici sono stati molto contenti, abbiamo passato serate a organizzare i loro matrimoni e gli eventuali battesimi. Il loro supporto è stato fondamentale per poter iniziare questo cammino”.

Quali esperienze hai avuto all’interno della Chiesa francofontese accanto ai giovani?

“Tutto è iniziato in chiesa Madre, nel 2008, subito dopo aver ricevuto la cresima. Padre Siena mi inserì a fare il vice catechista e sono entrato nel coro della Parrocchia. Qui ho imparato a suonare la chitarra. Non smetterò mai di ringraziare i componenti del Coro. Ognuno di loro mi ha dato davvero tanto. Ebbi l’idea di creare un corso di chitarra in modo che i ragazzi potessero essere coinvolti in chiesa. Venivano tanti ragazzi per imparare la chitarra e poi pian piano si sono inseriti nel coro del catechismo. C’è stato un bel periodo anche con l’arrivo del nuovo parroco, Padre Musso. Il gruppo si iniziava a consolidare, davano una mano anche nel comitato delle feste, nell’animazione delle processioni. Poi, con l’arrivo di padre Paolo a San Francesco, siccome aveva bisogno di una mano, sono ritornato nella mia parrocchia di origine e abbiamo continuato con il corso di chitarra e il gruppo dei giovani. Abbiamo svolto tante attività. La parrocchia di San Francesco è stata un terreno molto fertile dove mi sono potuto mettere in gioco sotto svariati aspetti. Non potrò mai dimenticare le varie iniziative svolte con gli altri giovani al suo interno, come la processione con la Madonna di Fatima dopo 50 anni dal suo arrivo in parrocchia in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia, la fiaccolata ecumenica – interreligiosa per la pace e i vari momenti di preghiera e di evangelizzazione per il quartiere”.

Il seminarista insieme ad altri giovani

Jack Ferrera insieme ad altri giovani

La passione per la musica e l’arte ti hanno avvicinato di più alla relazione con Dio?

“Assolutamente sì. La musica permette di entrare in comunione e in sintonia con Dio perchè ti da’ la possibilità di esprimere e di cogliere la bellezza delle cose che ci circondano. Stessa cosa per l’arte. Il genio creativo è espressione dell’amore di Dio”.

Quanto ti sta aiutando lo studio ad approfondire il tuo rapporto con la fede?

“Studiando ci sono tante di quelle cose che diamo per scontato sapere. In realtà, quello che noi viviamo dentro le nostre comunità parrocchiali è pochissimo. I primi due anni allo Studio Teologico ‘San Paolo’ a Catania sono a carattere filosofico; il triennio si concentra sulla Teologia in tutte le sue branchie. Mi rendo conto che abbiamo un grande patrimonio religioso, culturale e liturgico e non lo sappiamo. Ci fermiamo solo all’esteriorità senza sapere realmente cosa è la messa. Del Concilio Vaticano II, della pedagogia di Gesù buon pastore (Gv 10) e sui requisiti di un operatore pastorale deve avere, siamo molto lontani. Mi rendo conto che oggi le persone hanno bisogno di risposte certe. Hanno bisogno di sentire realmente Gesù che parla, che tocca, che sana, Gesù che si fa realmente vicino. E bisogna essere preparati, soprattutto nei confronti di un mondo che ha tanta fame di Lui ed esige testimoni credibili e coerenti”. 

Come stai vivendo l’esperienza del seminario?

“L’arrivo in seminario è stato molto bello. Nonostante io venga da un’altra diocesi, mi sono sentito subito a casa. Con i miei compagni ho un buon rapporto; lo stesso per i miei colleghi universitari. Siamo un bel team. Si respira davvero quel senso di fraternità. Anche il rapporto con i superiori è ottimo. Stanno facendo un gran servizio, soprattutto il vescovo, che mi ha fatto sentire subito a casa comportandosi da papà e da pastore”.

Jack Ferrera

Jack Ferrera in seminario

Qual è l’esperienza più cara che hai vissuto in seminario?

“Ricordo le ordinazioni sacerdotali di due ragazzi all’inizio del primo anno di seminario è stato un momento di commozione per me. Ero all’inizio di un percorso e loro ne stavano iniziando un altro perchè comunque con il sacerdozio non arrivi alla fine di un cammino, ma all’inizio”.

Che rapporto hai con la fede?

“La fede mi ha aiutato tanto. Non ho mai dubitato dell’esistenza e della presenza di Dio, specie da quando, all’età di 15 anni, hanno ucciso mio papà. Mi sono aggrappato a Gesù e se oggi sono qui è anche grazie a Lui che non mi ha fatto sentire solo. Tanti accusano Dio quando le cose vanno male, ma Dio non vuole il male della gente. So che quando mio padre è stato ingiustamente ucciso e piangevo in chiesa, Gesù e la Madonna erano accanto a me. Grazie alle Sua Parola, ho avuto la forza di aiutare la mamma a superare quel momento. Anche mia mamma e la mia famiglia mi chiedevano perchè Dio avesse portato via mio padre. E, per quello che potevo, con la forza che prendevo da Gesù, ho cercato sempre di dir loro che la colpa non era di Dio”.

Jack Ferrera durante la messa

Jack Ferrera durante la messa

Chi sono i sacerdoti che ti hanno accompagnato a Francofonte verso questo cammino?

“Ringrazio padre Siena che mi ha cresciuto in parrocchia. Devo dire grazie anche Padre Musso che, con la partenza di padre Paolo per Roma, mi ha aiutato saper gestire i cambiamenti che stavo vivendo. Ringrazio la presenza silenziosa, ma vicina, di padre Ciciulla e di padre Cunsolo, vicini nella preghiera e nel momento del bisogno. Il mio grazie va a padre Paolo: se oggi sono qui, lo devo anche al suo modo di essere sacerdote”.

Che rapporto hanno, secondo te, i giovani con la Chiesa?

“Il rapporto con la Chiesa dipende in primis dalle famiglie, come il pregare insieme a tavola o di andare insieme a messa e di vederla come la possibilità di incontrare una persona viva e vera che è Gesù. Importanti sono le figure dei parroci e dei catechisti. Il catechismo non va visto come una scuola. Purtroppo ancora oggi si parla, in alcuni casi, di classi di catechismo e di compiti scritti. I ragazzi vanno inseriti nella parrocchia e se hanno dei talenti, devono essere spronati a svilupparli, in modo da poter creare un loro futuro e non perdere il contatto con la chiesa. Ne sono un esempio i ragazzi che hanno partecipato al corso di chitarra e che oggi hanno adesso creato delle band o hanno intrapreso lo studio della musica”.

Infine Jack, cosa ti sentiresti di dire ai giovani che come te vivono o hanno vissuto l’esperienza della vocazione?

“Non avete paura di seguire la vocazione. Non c’è solo la vocazione alla vita sacerdotale. Vocazione significa anche vivere la propria vita dove uno è felice. Non bisogna avere paura di essere ciò che si è, perchè Dio ci ama così come siamo. Dobbiamo vivere al meglio questa vita bella, seppur breve e di passaggio. Bisogna avere il coraggio di salire sulla propria barca e di prendere il largo”.

 

Da Francofonte al seminario di Noto: la storia di Jack Ferrera ultima modifica: 2018-09-24T08:58:21+02:00 da Cristina Scevola

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