Domani ricorre il IV anniversario dell’ingresso di padre Luca in chiesa Madre. La sua permanenza nella chiesa ‘madre’ di tutte le chiese si è caratterizzata per un grande fermento religioso e per una grande apertura. Oltre ai tradizionali appuntamenti religiosi, infatti, si sono tenute tantissime attività culturali che hanno scaturito riflessioni su temi di importanza per la nostra società. Oggi vi proponiamo la prima parte della nostra intervista al parroco.
Cosa hai provato quando il vescovo ti ha chiesto di diventare parroco della chiesa Madre di Francofonte?
“Il 23 agosto 2017 ricevo la visita dell’allora arcivescovo di Siracusa, monsignor Salvatore Pappalardo, il quale, senza troppi giri di parole, mi chiede di lasciare la parrocchia di santa Tecla in Carlentini, di cui ero parroco da 5 anni, per assumere l’ufficio di parroco delle parrocchie delle chiese Madre e del Carmine di Francofonte. Sul momento, lo stato d’animo prevalente era il dispiacere di dover lasciare la comunità parrocchiale che per 5 anni mi ha accolto e mi ha sostenuto nelle mie scelte di pastore e di guida”.
“Man mano che passavano i giorni e si avvicinava la presa di possesso canonico, si faceva spazio in me la gioia per un servizio certamente oneroso, ma che mi avrebbe permesso di spendere il mio ministero sacerdotale proprio nei luoghi e tra la gente che mi avevano visto crescere, come se il Signore mi volesse concedere la possibilità di restituire una parte delle ricchezze che questa comunità mi ha donato negli anni della mia formazione cristiana”.
“’Questa è la mia gente, sono le mie strade e le mie facce, i ponti che portano a quando ero bambino bruciando ricordi. Ed essendo sincero, rimango presente, ma non sono come ero’. Non vi sembri irriverente e inopportuno, se in questa chiesa Madre, nel giorno del suo ingresso, il nuovo parroco si presenta citando Tiziano Ferro”. Dopo 4 anni, come rileggi questa frase?
“Essere parroco nel proprio paese e nella propria parrocchia d’origine è certamente un’esperienza particolare e diversa dalle altre. I più amano citare quel versetto del Vangelo in cui Gesù rifiutato dai propri compaesani afferma: ‘Nessun profeta è bene accetto nella sua Patria’. Questa è certamente una verità, ma non può essere l’unica chiave di lettura del mio ministero di parroco a Francofonte. Se è vero che la conoscenza radicata in tanti anni di permanenza a Francofonte non permette ad alcuni di avere il giusto approccio alla figura e al ruolo del parroco, è altrettanto vero che proprio questa conoscenza è una preziosa opportunità per compiere un cammino di fede autentico”.
“Questa frase mi guida ogni giorno: io non sono più il ragazzo che faceva il ministrante e che non aveva nessuna responsabilità nella comunità. Adesso sono guida e pastore e con umiltà, ma al tempo stesso senza deroghe al mio ruolo; mi relaziono con chiunque a partire dal mio dovere di dare e di fare ciò per cui sono stato nominato parroco”.
