Carolina Palermo: "Mettetevi in gioco se avete un sogno" - itFrancofonte

itFrancofonte

EMIGRAZIONE INTERVISTE STORIE VALORI ED EMOZIONI

Carolina Palermo: “Mettetevi in gioco se avete un sogno”

Carolina Palermo

Carolina Palermo, 28enne francofontese, è una giovane donna che si è messa in gioco per raggiungere il suo obiettivo. Ha lasciato il suo paese natale e lavora come infermiera pediatrica da 4 anni in un ospedale della Germania meridionale. Dolce, ma anche caparbia. E noi possiamo solo essere fieri di lei e di ciò che è riuscita a realizzare.

Chi è Carolina Palermo?

“Sono nata a Catania 28 anni fa e cresciuta a Francofonte. La mia famiglia è composta da cinque persone: mia madre, mio padre e due sorelle; io sono la seconda delle tre. Dopo aver frequentato la scuola dell’obbligo, ho conseguito la maturità scientifica al Liceo Gorgia di Francofonte nel 2010. Ed, infine, ho frequentato l’università di Messina laureandomi nel 2013 in infermieristica pediatrica. Nel 2014 ho concluso il mio percorso di studi con un master di primo livello riguardante la gestione delle maxiemergenze”: racconta.

Le abbiamo rivolto alcune domande…

Dunque Carolina, di cosa ti occupi nella vita?

“Come ho già detto, sono un’infermiera pediatrica e da quattro anni lavoro nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale e Prematuri dell’ospedale Schwarzwald Baar Klinikum di Villingen-Schwenningen, nella Germania meridionale. Ogni giorno vedo bambini nati del peso di 400 grammi lottare per la loro vita e, con immense difficoltà, vincere piccole battaglie giornaliere”.

Carolina Palermo infermiera

Da quattro anni lavora come infermiera pediatrica

“La mia professione richiede innumerevoli competenze, la più importante delle quali è saper gestire le emozioni che quotidianamente cercano di valicare il confine tra la mia personalità e ciò che affronto, sapere quando incoraggiare e quando no, essere empatici ma non coinvolti a tal punto da peggiorare la situazione, e quando quest’ultima volge al peggio saper lasciare andare i piccoli mostrandosi forti, anche se poi arrivati a casa si scoppia in lacrime. Certamente la parte migliore del mio lavoro è il momento delle dimissioni, che a volte avvengono mesi e mesi dopo la nascita, quando piccolissimi fagottini simili alle dimensioni di un gattino appena nato raggiungono i tre chili di peso, a volte pochi giorni dopo, ma con le medesime emozioni”.

Come mai hai scelto di lasciare Francofonte e la Sicilia?

“Subito dopo la laurea e l’abilitazione alla professione ho partecipato a parecchi concorsi banditi dalle strutture ospedaliere di tutta Italia, ma purtroppo la situazione in questi ambiti vede costantemente un numero di candidati oltremodo superiore ai posti disponibili, con probabilità estremamente basse di riuscire nell’impresa. Dopo tre anni di lavoretti non soddisfacenti e che non riguardavano la mia formazione, sono venuta a conoscenza di un’opportunità lavorativa all’estero. Guidata dalla voglia di mettermi alla prova e di realizzare il mio sogno, decisi di partire e di lasciare il mio paese per recarmi in Germania”.

Allora Carolina, come è stato l’impatto con la nuova realtà?

“Il clima è sicuramente ciò che fa più impatto quando arrivi in Germania a gennaio, uno dei mesi più freddi della stagione; ma è certamente ciò a cui ti abitui prima. Una grande barriera è stata la lingua, mai studiata a scuola o “sentita” come potrebbero essere il francese o l’inglese. E la cultura è diversa dalla nostra. Era la prima volta che vivevo in una realtà che non fosse quella “meridionale” che tutti conosciamo: fatta di lentezza, di regole adattate a noi stessi, di inefficienze dei servizi. Di sicilianità insomma”.

Carolina Palermo Germania

Nel 2013 si è laureata in infermieristica pediatrica

In Germania l’organizzazione è tutto. Il rispetto delle regole è alla base della quotidianità e ogni cosa funziona come dovrebbe se non anche meglio. Quando sono entrata in ospedale per la prima volta pensai di essere in una navicella spaziale, come in realtà dovrebbe essere per tutte le strutture sanitarie pubbliche, non solo per quanto riguarda l’igiene, ma per la modernità della struttura e della strumentazione medica. Soprattutto c’è stata la lontananza dalla famiglia: per la prima volta in vita mia non ho potuto scegliere io quando tornare a casa e vedere i miei cari. Anche durante gli anni di studio all’università la distanza tra Messina e Francofonte era una banalità, invece adesso avrei dovuto prendere un aereo”.

Durante questa emergenza Coronavirus, hai deciso di restare e di non tornare: come mai questa scelta?

La scelta di restare in Germania è stata veramente sofferta; ma ho capito che era la cosa migliore per tutelare la mia famiglia che nel frattempo ha vissuto un momento molto delicato. Poco prima che l’emergenza diventasse preoccupante per i Governi di tutto il mondo, infatti, mia sorella ha partorito prematuramente. Mio nipote è stato ricoverato nello stesso reparto in cui io lavoro parallelamente in Germania. So quali sono le problematiche dei bimbi prematuri e le precauzioni da adottare, e non avrei mai rischiato, nonostante la voglia di abbracciarlo per la prima volta. Lo vedo ogni giorno dallo schermo del mio cellulare, è una sofferenza, ma il suo bene viene sopra ogni cosa. Naturalmente, spero che si torni alla normalità e di poter tornare a casa senza pensieri al più presto”.

Infine Carolina, cosa ti senti di dire a tutti quei giovani che si ritrovano a scegliere tra restare nella propria terra o partire mettendosi in gioco?

“Mi ha fatto tanto piacere condividere la piccola, ma per me grande, esperienza. Ho la speranza che tutti i giovani che leggeranno questa intervista mettano da parte le loro paure: se avete un sogno e volete sentirvi soddisfatti di voi stessi provate a partire, a mettervi in gioco e stravolgere la propria vita. I sogni vanno rincorsi con la consapevolezza che indietro si può sempre tornare”.

Carolina Palermo Intervista

Nel 2014 ha conseguito un master di primo livello riguardante la gestione delle maxiemergenze

“La mamma ci aspetta sempre a braccia aperte. Io ad esempio ne avevo bisogno: mettermi in gioco per capire di che pasta ero fatta, testare le mie capacità, prendere consapevolezza ed avere coraggio. Giorno dopo giorno mi riscopro coraggiosa e caparbia, i miei genitori, le mie sorelle, il mio fidanzato, i miei parenti ed i miei amici non smettono mai di dirmi quanto siano orgogliosi di me e di come svolgo il mio lavoro, e sono queste le medicine più forti di tutto: l’amore e la passione”.

Carolina Palermo: “Mettetevi in gioco se avete un sogno” ultima modifica: 2020-04-23T08:34:35+02:00 da Cristina Scevola

Commenti

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top
0
Would love your thoughts, please comment.x